Addio Enzo Biagi, testimone di un Secolo

Questa mattina, poco dopo le 8, a 87 anni ci ha lasciati Enzo Biagi, ricoverato da una decina di giorni in una clinica milanese.
Giornalista, saggista e conduttore televisivo, oltre ad essere stato uno dei più autorevoli giornalisti italiani, è stato anche uno dei più amati giornalisti italiani del dopoguerra. I suoi scritti, i suoi libri e tutta la sua vita da cronista hanno accompagnato la storia d'Italia per oltre mezzo secolo. Un eccellente testimone di un secolo! Una vita e una carriera caratterizzate da un lungo rapporto anche con la tv, iniziato nei primi anni del 1960 e rafforzatosi nel tempo, fino al ritorno di quest’anno sugli schermi di Raitre.

La sfolgorante e fulminea carriera giornalistica di Enzo Biagi inizia quando, appena diciottenne, lavora come cronista al Resto del Carlino. Sarà protagonista della guerra partigiana e successivamente direttore a Milano del settimanale Epoca; entra alla Rai nel 1961 e fonda la prima rubrica italiana d’attualità che porta in televisione lo stile giornalistico del rotocalco: “RT-Rotocalco Televisivo”, un quindicinale del Tg che tratta di politica interna e estera, di cronaca e di costume con servizi e approfondimenti che hanno fatto storia (fu uno dei primi a fare un inchiesta sulla sanguinosa guerra di mafia Corleonese).
Sarà, da quel momento in poi, un continuo passaggio tra tv e carta stampata. Numerose i suoi contributi per i maggiori quotidiani e settimanali italiani: dal Corriere della Sera a Repubblica, dalla Stampa al Giornale nuovo al Resto del Carlino, da Panorama all'Espresso, da Epoca ad Oggi. Sarà inoltre diverse volte direttore dei telegiornali Rai e riuscirà a pubblicare, fino ad oggi, più di ottanta libri; alcuni dei quali vincitori di prestigiosi premi letterari.
Tra i programmi più popolari condotti da Biagi vanno ricordate le varie serie di "Film dossier" (dal 1982), e i primi programmi incentrati su approfondimenti di singoli temi con numerose trasmissioni che sfociano nel popolarissimo "Il Fatto" (dal 1995), programma sulla notizia del giorno, in onda per 5 minuti dopo il Tg1 che riusciva a incollare ogni sera oltre 6 milioni di telespettatori. E sarà proprio con la sua conduzione del "Fatto", giudicata faziosa, che si incentrano le critiche nel 2001-2002 di esponenti del centrodestra al governo, tra cui l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che da Sofia pronuncia il cosiddetto "editto bulgaro" (come lo chiamò una parte della stampa italiana) contro Enzo Biagi per "l'uso criminale" della tv fatto, a suo dire, dal giornalista (durante la campagna elettorale per le elezioni politiche il comico Roberto Benigni, intervistato da Biagi, criticò con battute sarcastiche il premier). La trasmissione fu incredibilmente cancellata dalla dirigenza Rai al termine della stagione, esattamente dopo il pronunciamento dell’ "editto bulgaro".
Stupefatto lo stesso Biagi che la sera stessa, durante il suo programma, replicò "Lavoro qui in Rai, dal 1961, ed è la prima volta che un presidente del Consiglio decide il palinsesto. Cari telespettatori, questa potrebbe essere l'ultima puntata del Fatto. Dopo 814 trasmissioni, non è il caso di commemorarci".
Dopo una lunga querelle tra il giornalista e la dirigenza Rai, Biagi decise di non rinnovare il contratto. Sparì così dalla Tv per due anni per poi tornare grazie all'invito di Fabio Fazio alla trasmissione "Che tempo che fa". La notizia del ritorno suscitò, naturalmente, scalpore e polemiche soprattutto da parte della stampa della destra italiana. Biagi ritorna in tv soltanto l’aprile di quest'anno, con il programma Rai “Rt - Rotocalco televisivo” (un ritorno alle origini), ripresentadosi al pubblico con una ironico: "Buonasera, scusate se sono un po' commosso e, magari, si vede. C'è stato qualche inconveniente tecnico e l'intervallo è durato cinque anni".
Biagi non era comunque nuovo a questi “allontanamenti” dettati dal potere politico. Come quando nel 1951, fu allontanato dal Resto del Carlino con l'accusa di comunismo dall'editore in seguito alla sua firma di sostegno al Manifesto di Stoccolma contro la bomba atomica. O nel 1960 quando fu costretto a dimettersi dalla carica di direttore al settimanale Epoca, per la reazione dell'allora presidente del Consiglio Tambroni per un articolo sugli scontri di Reggio Emilia e Genova. O, infine, nel 1963 fu esautorato dalla Rai, in seguito alle critiche del Psdi e della destra, che lo accusava, nuovamente, di simpatie comuniste.

Con la scomparsa di Enzo Biagi se ne va sicuramente un grandissimo esempio di giornalismo libero che ricerca la verità a tutti i costi senza dover ricorrere a notizie drogate o ricercare il sensazionalismo. Un penna che non aveva alcun colore politico e che Biagi utilizzava per denunciare le ingiustizie e promuovere il confronto. Un uomo tanto saggio quanto umile.
Un valore caratteriale forgiato, forse, dalle sue modeste condizioni sociali e dall’ambiente di un minuscolo paesino dell'Appennino tosco-emiliano, in provincia di Bologna, dove nasce il 9 agosto 1920 da padre aiuto magazziniere di uno zuccherificio e la madre massaia.
"Ho sempre sognato di fare il giornalista - disse un giorno Biagi - lo scrissi anche in un tema alle medie: lo immaginavo come un 'vendicatore' capace di riparare torti e ingiustizie. Ero convinto che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo".

Ci mancherà il suo stile pacato, semplice ma appassionato e autentico.
Addio Maestro.




La bellissima intervista delle Iene a Biagi:

Commenti

Franca ha detto…
Una grande perdita
MariCri ha detto…
Era un bravo giornalista, un notevole scrittore, non c'è dubbio, per questo mi dispiace della sua morte. Però era fortemente di parte e questo secondo me non lo poneva come esempio di giornalismo libero. Un grande giornalista è giusto che abbia le sue idee, ma dovrebbe dare una versione dei fatti super-partes.
Anonimo ha detto…
La cosa tragica è che morto Montanelli, morto Biagi, ora la corona di decano del giornalismo italiano la vorrà Vespa!

Siamo in pessime mani ;)

Biagi ci mancherà, mai come ora avremmo bisogno di lui...
Il Mari ha detto…
Con Biagi perdiamo un uomo sicuramente molto intelligente ma nelle stesso tempo semplice e molto pacato.
Particolarmente toccante la risposta nell'intervista delle Iene alla domanda "Cosa c'è dopo la morte?"
Grissino ha detto…
Eh sí, era una persona seria... non un buffone.
Un saluto commosso e sincero.
PePPe ha detto…
L'ultimo giornalista che faceva le domande....
marge ha detto…
Se ne è andato un giornalista veramente... INSOSTITUIBILE.....
Angie ha detto…
Vogliamo commentare..le "parole dense di cordoglio"..del Berlusca..no..no..meglio di no!
:-(
lasposina ha detto…
Oddio vespa noooooo...
Io sul futuro del giornalismo italiano punto tutto sui giovani e in particolare su Saviano.
Sara Sidle ha detto…
Come l'ha definito proprio sua figlia abbiamo perso un uomo per bene.
Bacioni
Anonimo ha detto…
che bel ricordo di lui che hai fatto qui! Hai detto bene...stile pacato, talmente pacato che il suo ricovero è passato quasi inosservato...Un abbraccio
MARGY ha detto…
è un addio davvero triste.
Uomini così ce ne sono stati pochi...
Anonimo ha detto…
Speriamo che al più presto qualcuno colga l'eredità di uomini come lui o Montanelli. Ciao Enzo
Antonio Candeliere ha detto…
un grande giornalista, ma soprattutto un grande uomo della storia italiana
ArabaFenice ha detto…
Biagi, spentosi ormai parecchio anziano tra le cure delle sue affezionate figlie. Dovunque sia sono sicura che è felice di una carriera soddisfacente, di una famiglia coesa, dell'esempio di serietà che ha lasciato.
M@rcello;-) ha detto…
... la cosa che mi fa rabbrividire in tutto questo è che l'esimio cavaliere ad oggi ha pure il coraggio e la grandissima faccia tosta di negare quanto ha fatto per cacciarlo dalla rai a suo tempo!!!

NON HO PAROLE!!!!

come fa certa gente ha dormire serena la notte per me rimarrà sempre un mistero!!!!

p.s.: anche questo post mi è piaciuto molto... sempre chiaro, puntuale e preciso... complimenti davvero!

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