La moda del “viral marketing”: il caso “Cloverfield”

Il non visto stimola molto di più di quanto si riesce a vedere: è questo il principio alla base del cosiddetto “viral marketing”. La campagna virale può essere applicata a diversi campi della comunicazione e, se fatta con criterio, può essere molto intensa e stuzzicante. Un esempio concreto di viral marketing innestato al cinema è la campagna per lanciare “Cloverfield”, il prossimo catastrofe-movie (sulla falsariga del roboante “The day after tomorrow”, che qualche anno fa ha sbancato i botteghini) con mostro annesso, del nuovo produttore di punta del cinema Hollywoodiano: JJ Abrams (a lato), padre dei due serial “Alias” e “Lost”.
Sono infatti bastati solo pochi minuti di immagini del primo misterioso trailer, lanciato qualche tempo fa, a innescare e stimolare domande e interrogativi: si vedono raccapriccianti sequenze di una misteriosissima aggressione in piena regola ai danni della Statua della Libertà (quanti attacchi ha subito finora, stà povera crista, dal cinema catastrofico?), da parte di una non identificata creatura mostruosa che stacca letteralmente a morsi la testa alla celebre statua, facendola rotolare per le strade di New York, distruggendo tutto quanto e scatenando il panico tra la folla terrorizzata. Primo appunto da segnare sul nostro taccuino virale: c’è un mostro ma non si capisce se esiste davvero, cos’è, chi sia.
Alcune settimane dopo iniziano a diffondersi in Rete alcuni video tratti dai telegiornali di mezzo mondo che riprendono una notizia, data in perfetto e credibile stile giornalistico, circa il catastrofico crollo, avvenuto a largo dell’Oceano Atlantico, di una piattaforma petrolifera di proprietà della compagnia nipponica “Tagruato”. Fortunatamente, malgrado il filmato ritragga una scena apocalittica, secondo le fonti ufficiali della società, tutti gli operai sono stati tratti in salvo prima che la struttura implodesse inabbissandosi nelle acque. La colpa dell’accaduto viene attribuita all’associazione ambientalista “TIDO Wave” mandante dell’attentato ecoterrorista. Ma chi ha mai sentito nominare questa società, la Tagruato? Una ricerca su Google svela il mistero: sembra essere una società giapponese vera a tutti gli effetti. Ma controllando meglio i risultati, si scopre che in realtà essa è collegata a “Cloverfield”.


Cloverfield, Tagruato...ma la catena di connessioni non finisce qui: c’è un altro nome altrettanto misterioso, “Slusho”. Una strana bevanda che aprì il viral marketing di Cloverfield, apparendo senza senso (apparente) in tutte le produzioni di JJ Abrams (Alias e Lost). Sul set di un altro serial, “Heroes”, ogni attore si è addirittura preoccupato di farsi fotografare con un bel bicchiere di Slusho in mano. La bevanda della ditta “Tagruato”, messa nella serie tv giusto per fare pubblicità al film di JJ Abrams, è stata sicuramente una strategia inusuale quanto di successo, visto che tutti i maggiori siti di cinema ne hanno parlato incuriositi.
Secondo appunto da segnare sul nostro taccuino virale: creare finzioni che sembrano reali in tutto per tutto.

Quindi fra brevi trailer ad hoc, locandine, una bevanda lanciata sul mercato dalla stessa Tagruato, siti fittizi, e in conclusione, la tragedia della trivellatrice nel mezzo dell’Oceano, tutto quanto è bastato per far partire una putiferio planetario tra voci, smentite, opinioni e risposte. Tutti cercano di capire, tutti lanciano la propria interpretazione: la bomba virale è innescata con inevitabile successo man mano che gli indizi raccolti contribuivano a comporre l’intricata trama; grazie quindi ad una grande propagazione virale delle notizie, legata ad un crescendo di brividi e suspense che hanno favorito l’infittirsi dell’alone di mistero e la curiosità attorno ai diversi accadimenti.
Singolare la “caccia al mostro”: nonostante sulla Rete fosse da tempo iniziata una serie di congetture su quali fattezze potesse avere la creatura (alcuni dando libero sfogo alla propria fantasia, hanno realizzato diverse fan art di immagini basandosi sulle descrizioni del mostro, provando ad indovinare quali potevano essere le sue sembianze), pare che l'arcano era celato, neanche ad arte, nelle nuvole del cielo della prima locandina del film originariamente circolata online e poi sostituita. Ovvero…il mostro era sotto gli occhi di tutti!
Voi lo vedete?
Ora che la macchina del marketing arresta la sua corsa per lasciare spazio allo spettacolo vero e proprio, c’è solo da augurarsi che i risultati ai botteghini ripaghino l’enorme sforzo, giustifichino gli investimenti e, soprattutto, non tradiscano le aspettative.
“Cloverfield”, uscito il 18 Gennaio negli Stati Uniti, sarà nelle sale italiane dal 1 Febbraio.





News sull'affondamento della piattaforma Traguato:



"Cloverfield", trailer in italiano:


...è lui il mostro? :)

Commenti

M@rcello;-) ha detto…
io non avevo mai sentito parlare ne di Cloverfield ne tanto menodi viral marketing, prima di aver visto il trailer al cinema, proprio quando sono andato a vedere "io sono leggenda"... poi mi sono andato ad informare... ;)

... a suo tempo, con lo stesso tipo di lancio pubblicitario ero andato a vedere "the blair witch project e purtroppo viste le aspettative montate per l'occasione devo ammettere di non averlo apprezzato molto...

... alla fine lo so già che andrò a vedere al cinema anche questo, ma spero davvero che non si riveli un cagata mostruosa: o meglio, se il mostro è davvero il pupazzone pubblicitario dei marshmallow dei ghost-buster, sono già pronto all'incazzatura!!!! ;)

ciao e grazie ancora per la bella presentazione che ci hai offerto...

... alla prossima,
M@;-)
Mimmo ha detto…
Marcello...a chi lo dici!!! Delusione pazzesca per il tanto strombazzato Blair. Ma questo ha dalla sua degli ottimi effetti speciali e una storia che forse potrebbe "prendere" di più lo spettatore. Comunque aspetto di sentire qualche commento prima della visione al cinema... ;)
Anonimo ha detto…
io prima di fiondarmi al cinema aspetto qualche recensione... :P
Anonimo ha detto…
Aggiungo un paio di dritte... il progetto parte da un seguito di Godzilla che la Sony doveva produrre dnel 98. L'idea di fondo infatti è la stessa, ma invece di fare il solito action movie con personaggi stereotipati (l'eroe, lo scenziato, la bella, il militare burbero, etc) quel genio di JJ Abrahms ha puntato tutto sull'estremo realismo. Negli USA ne parlano bene, spero sia un passo oltre il classico disaster movie che sinceramente ha un po' stufato.
Ross ha detto…
Ma come si fa a bere una bevanda che si chiama Slusho? Mi fa venire in mente qualcosa di viscido e melmoso... bleah!
Dott. Davide Longo ha detto…
Siceramente sono indeciso...penso che nn ci andrò.
D ha detto…
Ciao,
che post interessante!

Sono venuto a trovarti poiché ho visto il tuo commento sul mio blog e sono contento di averne visto uno gradevole come questo.

Forse avrò poca immaginazione ma confesso che non sono riuscito a vedere il mostro.



Ciao
Mimmo ha detto…
Miky...idem!

Lollodj...diciamo che ho apprezzato, finora, la bella campagna virale del progetto. ;)

Ross...muahahahaha! hai ragione...chissà come la fanno! ;)

Davide...è ancora presto, vedremo! ;)

D...benvenuto!!! Posso solo anticiparti che il mostro sul manifesto...ci azzecca poco! ;)

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